Ho finito oggi di leggere “La milleduesima notte” (Die geschichte der 1002.nacht) del mai abbastanza lodato Joseph Roth, l’ultima sua trafiggente opera, del 1939, pubblicata postuma, che mi ha decisamente intristito.
Il brano finale, davvero degno testamento letterario, mi ha fatto da un lato correre ai famigliari e singolari personaggi della nostra amica cartografa opi (ovvero Azu), dall’altro al connotato frequente di tanta narrativa nera che va di moda:

Il vecchio Tino Percoli, che continuava a fornire figure di cera al Bioscopio Mondiale e conosceva la Storia di Mizzi Schinagl, soleva dire talora:
“ Io potrei magari fabbricare figure che abbiano cuore, coscienza, passioni, sentimenti, moralità. Ma nessuno ai mondo ne vuol sapere. Quello che vogliono a questo mondo sono soltanto le curiosità, i mostri. Ecco quello che vogliono, i mostri! ”.