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                                                                                                Ci trovavamo nella cucina di Ernesto ch’è discretamente vasta, la vigilia di Natale verso le dieci del mattino che dovevamo cucinare le nostre robe alla nostra moda dopo aver sbattuto le mogli di là a far cernita, baccagliando gallinescamente, di tovaglie, mantili, tovaglioli, bicchieri, posate, leccarde, zuppiere, terrine, piatti e stoviglie in genere.
   Ci siamo messi ciascuno ad un suo desco o tagliere dove io mi ingegnavo con un taglientissimo coltellaccio svizzero a far sottili sezioni quasi circolari di scalogno, indi carote, sedani mentre il mio cugino, poco più in là, si dava da fare con una mannaietta cinese, che pareva il mostro di Chan Gang o quel pazzo là, del film KeepCool di Yang Zimou: sezionava tocchetti freschi di fegato di coniglio, un pezzo di carne di bue, onde confezionare un eccellente sugo o meglio bagna per le tagliatelle delle nostre parti dette tajarin di cui mi ero approvvigionato il giorno precedente giù al paese, manco male: e se no dove?
Tanto per venire al dunque, Ernesto cantava, sminuzzando precisamente le carni, una lagna o cazzoneria villereccia che fa così:
Taglia ritaglia Pepppino bresciano…. l’è tutta roba che vien da Milanoooo…..
Questo bel madrigale lo sentimmo da piccini su una piazza, sempre del paese, da un tal panzone foresto che vendeva angurie e sbraitava la detta lirica, ed Ernesto la ripete, cerca la mia complicità, ci riesce e ricanta e ride e ridiamo alfin insieme come due scemi ricordando i passati tempi lazzaroni.
Ecco, allora, Ernesto a un certo punto smette di babbiare e fa:

– Mario… sai cosa ti dico…Mentre ero in Polonia, a Cracow, sono andato a cena a casa di quel mio collega Hugo Goumèr, che poi sua moglie fa uno schifo da mangiare, comunque ‘sto cristo di Hugo per hobby fa delle sculture del cazzo, cioè no, io non me ne intendo…Lui smonta dei computer vecchi sballati, materiale elettronico fuso e sfuso che trova qua e là, e poi con i pezzi ne fa delle sculture, cioè monta dei cosi, non grandi, dei simulacri, dei feticci, dei mostricciattoli fatti di ‘sta roba…mica male a vederli, sono anche carini…a volte li vernicia, anche….
Cioè… era per dire che lui, mentre ero lì, mi smonta in faccia un lettore di cd e poi uno da floppy e io sono rimasto stupito come un allocco per via della quantità di robine, leveraggi, minuti ruotismi, meccanismi singolari, vitine, molle…. non ti dico che roba appassionante….
– Credevo che ti appassionassero di più le polacche…-
faccio io…
– Sei il solito zuccone che non ti si può dire un cazzo di serio, porcaeva….
– Scusa, Nesto, è che sai è Natale… non c’entra niente, scusa… vai avanti…
– Allora… caro pirla, era per dire che uno non se ne accorge, spesso… ma ci sono in giro dei progettisti, ingegneri o no, straordinari che inventano, disegnano, attuano una quantità di meccanismi meravigliosa e ogni sorta di marchingegno che uno usa ed è lì nascosto e non se ne accorge….
– Hai ragione.. tutta roba che non vediamo: uno si ficca una cuffietta in testa un epod in tasca e chissà cosa diavolo c’è dentro…
– Aspetta Mario…aspetta, voglio venire al dunque: cioè uno dice dei meccanismi per dire di invenzione, creatività: cioè a te che sei un creativo, per dire… –
e faceva gesti ironici più che significativi, da picchiarlo – volevo dire, uno scrittore è uno che manipola con la testa le parole…non è vero? E magari diventa famoso per quattro cazzate che ha combinato insieme. Ora.. invece uno che progetta ‘ste robine, tutti ‘sti minuscoli congegni, mica si sa chi è, solo gli esperti conoscono i brevetti…per dire..
– Subito a prendermi per il culo con il “creativo” –
l’ho interrotto io – io per prima cosa sono un pittore e tu lo sai, e invece tu da quando scrivo, anche, sempre a rompermi i coglioni perché tu non leggi mai un libro, neanche la roba mia….porcavacca…
– Ma daiiii, non fare il coso… –
subito mi interrompe Ernesto – il muso… l’offeso… lo scemo. Dicevo solo che l’opera nascosta di questi creativi è utilissima e occulta, mentre altre opere di creatività sono evidentissime, manifeste e probabilmente inutili, ad un primo esame, cioè roba d’evasione….Invece ti dico io, pensa al mio campo…alla rubinetteria, pensa che cosa straordinaria è il rubinetto miscelatore, una leva che si gira morbida di qua e di là… e via acqua fredda e calda e tiepida, a plaisir, perfino quel tuo amico là, Tashtego, l’architetto di Roma, diceva che in Inghilterra sono cazzoni che non hanno i miscelatori, poveri coglioni, e mettono le mani a conca nel lavandino…mah….

                  Era poi per dirmi, in ultima o penultima analisi, che anche il suo amico Hugo Goumèr quando manipola ‘sti oggettini minuscoli e straordinari entra in uno stato quasi di calma gioiosa tutto preso dal suo lavoro di montaggio ove cessa ogni pensiero, affanno e la manualità, il muover dita, braccia, spostare oggetti, usare vari arnesi rende l’uomo più felice in questo tipo o settore della creatività, che non in quella del letterato col cervello in ebollizione costante, se non perpetua.
Ciò vorrei dire, ma mi pento subito: è che lui disprezza i letterati e gli piacciono di più i rubinetti, forse.
Però, mentre tutte due eravamo intenti ad usare con scrupolo le nostre mani, e mannaia e coltello, a confezionare sughi, armonizzare erbe, impacioccare il capretto con erbe e cipolle e carciofi o polvere tandoori, una calma scese tra noi e silenzio; poiché la cucina richiede molta concentrazione e poi da tanta soddisfazione…… e i veri cuochi sono grandi artisti.


                        E’ una faccenda che comincia da lontano, nel tempo e negli spazi cartografici ovvero distanze terrestri ma forse anche mentali, per dire.
Che poi Ernesto mi ha di nuovo telefonato che era a Warsavia che poi andava a vedere la Madonna a santuario di Czestochowa e poi giù a Cracovia di nuovo e poi martedì o mercoledì a casa.
Perché vada di nuovo a vedere, a visitare ‘sto santuario famosissimo con venerata immagine della Madonna, i non addetti ai lavori non lo sanno; perché non è che lui sia un esempio fulgido di preclare cristiane virtù, nel senso che lui è un bravuomo, abbastanza, insomma, ma non è virtuoso, anzi è anche un po’ ladro, solo un poco però.
In poche parole io so però perché va a Czestochowa: ci va con la polacca che sotto Natale sempre si reca a farsi perdonare i peccatacci suoi innanzi all’icona sacrosanta della Vergine, un po’ perché si usa, un po’ perché si fa pagare il viaggio da Ernesto, ecco.
Però adesso dico chi è la polacca.
Che come contavo prima comincia da lontano ‘sta storia, circa negli anni ’60 quando Ernesto ed io da sposare giravamo sempre insieme con altro giovinastri di belle speranze e fulgide sembianze, interessandoci di questo e di quello, anche roba intellettuale, per dire, mica a pensare solo a trombare come qualcuno già mal immagina.
Avvenne che allora nel nostro giro comparve un certo giovine neoarchitetto polacco con un ciuffo bestiale zompante all’ingiù, che si chiamava Jazeck Prus. Ed era intelligentissimo, affarista notevole e simpatico ed ebriacone come tutti i polacchi; ne tracannava di grappa che sembrava un demonio ed era sempre in sé, poverino: adesso è morto però, da qualche anno.
E sua moglie è rimasta vedova.
Ecco: Cherchez la femme….
Cioè Jazeck Prus se ne stette un bel po’ a Torino, poi, ad un certo punto ha fatto venire già la moglie Irina scopo compagnia e anche magari per trovarle qui un lavoro che là allora si stava a tirare la cinghia davvero. Così ci portò a vedere ‘sta moglie giovine Irina, che, vi dico, ci lustrava gli occhi: era una bella bruna, corvina da matti che sembrava un’araba, magari era mezza tartara, tratti fini, graziosa, sveglia, spiritosa con i capelli tirati su, degli sguardi che ti stendevano, ed una voce meravigliosa, di velluto oscuro come i suoi occhi, fatto sta che Ernesto si prese una cotta; io no, perché ero già semifidanzato con una salumiera.
Ma come dico Ernesto è un bravuomo e non la corteggiò, essendo ella sposata con il Prus, (che poi qui vuol dire pero, pera…) ma si limitò a frequentarla spessissimo per via che lui suona diversi strumenti specie il sax; così, essendo lei cantante a Radio Gdansk lui si divertiva e ansimava come un mantice un mondo ad accompagnarla con chitarra, a volte con flauto, spesso con il sax.
Era un duo magnifico, di sguardi languidi e di intense intese.
Vi dico che ci pativo a vedere inesausta e soffocata la passione di Ernesto.
Però poi la Irina ripartì, dopo alcuni mesi. Jazeck invece rimase qui a lavorare, trigare, fare casini ancora per due anni, poi sparì per i suoi lidi baltici e divenne pure qualcuno lassù che entrò in un grande studio di grafica statale e se la cavava bene ed andava in giro per il mondo, non solo per i paesi del blocco comunista.
Ma una volta, almeno otto anni fa, Ernesto mi racconta:
– Sai sono stato su a Danzica e, che è e che non è, mi è venuto voglia di cercare Jazeck Prus, e sai cosa ti dico: era morto già da tre anni, poveraccio!
– Aaaaahhh –
ho detto io – povròmm, era mica vecchio!
– Ehh, già….però ho trovato Irina, mica si era risposata, anzi non viveva più con Jazeck da molti anni, avevano divorziato, che lui si era portata giù una cubana da Cuba e ci aveva fatto due figli e con lei nessuno, poverina, che le piacevano i bambini… In fondo Jazeck buonanima era un po’ un porcone….nè, a dirla giusta…?
– Giàà… poverino…porcone proprio non so, ma saltafossi molto, sì….
Eh così hai rivisto Irina e com’è…com’è…dimmi…sempre bella?
– Ehh, non posso pronunciarmi, Mario…lo sai io ci ho avuto il debole, sai com’è…. però è proprio bella, anzi radiosa, sempre con i suoi capelli neri, magari tinti, quegli occhi che ti stendono, stregano, tutta in tiro, in linea…’na meraviglia… cioè lei adesso da lezioni di canto e se la cava e canta sempre divinamente…divinamente, Mario, con quelle ombre nella voce… sensuali, quegli acuti improvvisi che non sai dove li tiri fuori…
– Insomma ti è piaciuta….ancora, nèèè??
– Si fa per dire……. E te subito a fare quel sorrisetto, ‘sta faccia da fesso…se sapevo non ti dicevo un cazzo…stronzo!

E poi se n’è andato via incazzato, questo anni fa, adesso non dico più niente o chiedo cautamente tutto serio.
Ho solo qualche indiscrezione da quel pettegolone di Hugo Goumèr, che è un’amico e collega di Ernesto che bazzica anche lui da quelle parti polacche e mi ha detto che mio cugino ha già tenuto con Irina dei concerti in duetto in circoli privati a Danzica.
Ecco: poi si vedrà.

                       

                  Ernesto, mio cugino, ogni tanto parte, ogni spesso va via per il suo mestiere di piazzare rubinetterie.
Come tutti gli anni, tanti ormai, sotto Natale carica il furgone suo WV di robe buone e parte per la Polonia che è una sua base, per poi indirizzarsi verso le Russie, talvolta. Stavolta è arrivato da me domenica mattina presto ed ha girato nei dintorni a fare rifornimento di cassette vuoi scatoloni di vini e grappe da donare quale omaggio della Ditta Aldo Rizzo & C. Srl. Rubinetterie. ai suoi rappresentanti, grossisti, concessionari e cheneso, roba sua, e strani amici, scopo captatio benevolentiae e propaganda della premiata ditta italiana Aldo Rizzo, che poi è suo cognato, cioè il fratello di Gina, che poi non lo segue mai per fortuna
Abbiamo caricato ben bene, stipato il furgone di maravigliosi prodotti liquidi alcoolici e via. Ci siamo immalinconiti un po’ a pranzo, abbiamo tirato fuori i nostri: Ehhh, Ahhhh, Eh giààà, è Natale bisogna andare, ci vediamo la prossima settimana… nèèèè!!
Poi al galoppo.            
È partito verso sera come un razzo smarmittando per le strade del paese con un braccio fuori sventolante verso Svizzera, Germania, Repubblica Ceka e via.
Lui non si ferma mai a dormire in giro, mentre va in Polonia, va avanti coi suoi termos di caffè e biscottini e qualche sorsetto di grappa.
Al massimo si appisola sul volante in qualche piazzola per mezzora o a Friburgo va a divorarsi un sanguis ( sandwich) di salamette calde + Vino bianco del Reno.
Lui è arrivato a Cracovia benissimo come sempre, mi ha telefonato.
Ha scaricato tutto il suo fardello/bordello dal suo amico, concessionario, depositario e ruffiano Karlis Zander, che deve essere di origine lituana, quindi ha preso il primo aereo per Danzica, che sarebbe poi Gdansk, se non Danzig in tedesco, ma lì è meglio lasciar stare.
Cosa ci fa a fare a Danzica lui crede che io non lo sappia, ma io lo so per via di informazione trasversali: mica è un agente segreto, no, va solo a trovare una donna, mica tanto giovane però.

Io so chi è, l’ho conosciuta anch’io.
Poi un’altra volta lo dico, spiego tutto.

          

              

         Siamo andati con la macchina fino in un paesotto sotto le montagne Ernesto ed io, lui mi ha accompagnato; ché ci ho un lavoro lì, adesso, e non sempre solo lui che va in giro per il mondo slavo/siberiano/mongolo e io qui a casa come un fesso o giù al paese, e mi ha dato anche una mano che c’era roba da spostare, tipo opere d’Arte, lode al merito a mio cugino.
Cioè:
abbiamo lavorato bene insieme come da tempo non succedeva perché lui c’ha ‘na bella manualità bestiale che ti gira la cosa così e cosà e via e cacciaviti, pinze, chiavi, chiodi, viti a croce, parker, trapani avvitatori, tutto suo pane, ecco. Insomma, dopo, nel pomeriggio prima di venire giù lui fa: Dai andiamoci a bere un coso che qui c’è un caffè come quelli di una volta, ci sediamo un momento e tiriamo un po’ il fiato….
Ecco, in questo caffè c’erano quattro che giocavano a carte, che sembrava cinquantanni fa, o un quadro di Cezanne, in mezzo a ‘na luce fioca e tale macchina da caffè Aquila sbuffante e una barista settantacinquenne di nome Elvira, che è tutto dire.
Ci ha portato due Punt e mes che li ha ordinati lui che era tre anni che non lo bevevo, che mi ha fatto piacere, però. Credo di sì.
Poi facciamo un brindisi seduti lì ad un tavolo in marmo con gamba in ghisa nera, sedie a scricchiolo, e Elvira ci ha anche lasciati fumare essendo permissiva ed amica del maresciallo, che poi è suo figlio, Paolo Charbonnier.
Insomma, per venire al dunque, Ernesto prende un’aria tipo predicatore anabattista o puritano col bicchiere in mano e tutto prosopopaico la intona così:
            Sai, vedi Mario, è proprio un casino la vita mia anche quando potrei essere tranquillo, poi mi inquieto, mi incazzo, mi turbo la mente, non so….Vedi è che ieri sera eravamo lì a casa che con la Gina e pure c’era Carlo con la sua morosa la quale con la Gina fa comunella su stronzate di ogni genere compreso quello che voglio dire: cioè che guardavano L’ISOLA DEI FAMOSI tutti insieme e io me ne sono stato a un poco lì con loro, ché poi mi è venuta una rabbia che ho detto quasi fanculo, però sono uscito.
Cioè il problema è: Sono stronzo io che non posso sopportare ‘ste trasmissioni o sono stronzi loro che le guardano e ridono…. ridono come scemi??!! Guarda, tu lo sai, dei nostri amici come Carlo e Silvana, anche Rita e Massimo non hanno più la televisiùn da anni, se è rotta e l’hanno buttata via, non ne hanno comprata un altra e stanno benissimo, fanno un casino di cose e via, c’hanno il computer e fanno delle passeggiate, leggono un fardello così di roba…..
Sai che ti dico: mio genero Piero mi ha detto che sono snob quelli che non hanno la tele, e io non ci credo, non ci voglio credere, porcaeva, io la guardo già poco, la tv, ma la guardo da sempre, praticamente cioè da quando è nata in Italia, cioè nel ’56…io voglio vedermi un film la sera su SKY, e basta e un informativa, cheneso, un documentario e non quelle puttanate da tolksciòu, quelle vaccate di isolediefamosi, rialitì di merda, ecco, ecco…. porcadiquellaputtanadieva!!!!!

Io gli ho detto che condividevo, già.

Mentre segnalo il bel set fotografico sul quaderno realizzato da Albamarina, avrei bisogno del vostro aiuto per poter inviare una mail di avviso alla prossima destinataria, Puntofermo, della quale ho nome e cognome e indirizzo fisico ma non più email o blog per poterla avvisare dell’imminente arrivo. La conoscete? Potete avvisarla? Potete indicarmi come raggiungerla via web? Puntofermo, se ci sei…manda un segno!

"Il quaderno, in pianura, si sta ambientando a meraviglia: è vivace ma tranquillo e dà grandi soddisfazioni. Di notte dorme accanto a una vecchia caffettiera di porcellana. Di giorno vive sul tavolo e non ha neppure paura delle forbici."

foto e commento inviati da Colfavoredellenebbie