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Non so che sia questa cosa chiara che fluisce, va via per su, supera il bordo

La continuo a materializzare da anni,

sembra un flusso che supera il momento presente,  che va anche se sei assente, che tu sia morto o distorto,

lascia la finestra che ha appena visitato e percorso,

fruendone  solo un sorso,

non sparisce, c’è, diventa solo più sottile e visibile

solo a gli occhi di dentro,

o all’immaginazione

( la presente opera, qui de supra, costruita in materiali eterogenei, ma si spera consistenti, rimarrà appesa ad un muro esterno di casa, fin quando durerà, a Cerreto d’Asti ove me l’hanno commissionata per la manifestazione MURI MAESTRI http://www.astigiano.com/pages/muri_maestri.asp)

– Te sai chi erano le Graie?
– Io no. So solo che da ‘ste parti ci sono le Alpi Graie, ecco…
– Non dicevo quelle Graie lì, dicevo le Graie della mitologia.
– Embèèè!
– Erano tre vecchie che vivevano all’estremo occidente, nel paese della notte, ed erano sorelle delle Gorgoni…
– Eccheccazzo!
– Non si dice eccheccazzo, maleducato! Si può dire poffarre, perdiana, perbacco…
– Uffaaa!
– E si chiamavano Enio, Pefredo e Dino..
– Erano donne…con ‘sti nomi!?…Dino, Enio…
– Sì, erano donne che c’avevano un solo occhio e un solo dente in tre, e se lo prestavano a turno…
– Che schifo, perdincibacco!
– Ed erano sorelle delle Gorgoni…
– Anche le Gorgoni allora stavano all’estremo occidente, al buio?
– Sì..
– Allora erano delle provincie nostre, giusto perché si chiamavano Graie. O di Bergamo, Brescia o giù di lì?
– Non c’entra niente col discorso che sto facendo…
– Non capisco ‘na beata fava!
– Si dice un’hacca o un accidente o un cavolo!
– Vabbè!
– E siccome i Greci situavano certe divinità o popoli minacciosi in luoghi nord-occidentali ed oscuri, quali i “barbari”, ovvero coloro che balbettano “bar..bar..bar” a cui apparentansi i tartari che fanno “tar …tar..tar” …
– Ne consegue che i leghisti nordici sono minacciosi e barbari, balbettano, tartagliano, ecco, e viaggian sempre con la baionetta inastata…
– Ma cosa c’entra, santocielo!
– C’entra, sì, la baionetta,e anche la lancia in resta! È un eufemismo! C’entra col celodurismo, nooo?! E le Graie, ch’erano leghiste avare e con una bocca repellente, non andavano dal dentista, erano brutte come la notte e non c’avevano la luce e non pagavano la bolletta all’ENEL, e avevano un alito che t’asfissiava e le loro sorelle Gorgoni, che facevano gor…gor…gor, non andavano dalla pettinatrice perché tenevano ‘na foresta di serpenti ‘n testa, cuocevano i viandanti nel brodo di Medusa poi ci facevano la cassoela, ecco, e Alì Berlù, che ci piace la loro cassoela, è ‘n barbaro barbogio borbogliante coi borborigmi bar..bar..bar e tar..tar..tar! Porcaputtaneva!

Füssli, Johann Heinrich . Perseo che ritorna con l’occhio delle Graie 

Dicevano che il Tartaro fosse oscuro luogo
ove risonavan tartaree trombe, appunto,
e facean tremar cordi e precordi.
Perché non facesse più spavento
Ora si fa l’ablazione del tartaro,
che non è male,
se non facesse male, talvolta, la detartrasi.
Però il tartaro talvolta s’adira all’udir
di sua ablazione,
e sogna, per consolarsi,
del suo Gran Can, le antiche glorie,
colui che dominò mille contrade.
In fondo alle grume di botte
sonnecchia e aspetta, invece,
il cremor tartaro, ovvero
tartrato acido di potassio che disdegna assai
la omonimia con quel tartaro salivare,
volgar sale di calcio,
frutto di impuri coiti tra cellule epiteliali,
microrganismi e fetidi resti di cibo.
 
Tartarino sogna tutto questo.
E quando all’ombra del mandorlo
è ben desto,
si sente troppo tartarizzato
in toto, e parte alla ricerca
di almeno una marina tartaruga
che sul carapace, possente e capace,
lo accolga qual vascello
e lo trasbordi transfuga alla Tortuga.
 
Tristo, piccolo sinonimo si trova,
e va dall’oste suo per un bicchier di vino,
e in fondo al vetro,
intravede l’ombra sua,
alcuni granelli brillanti
di un certo tartarino…..
 
 

LIETTA TORNABUONI

Il brutto sdoganato resta brutto 

Davvero il cinema è unico al mondo. Esiste un altro settore, merceologico o umano, nel quale si metterebbero in mostra i prodotti peggiori? Una rassegna dei tessuti più volgari, un’esibizione dei libri più stupidi, una sfilata dei vestiti più orrendi, un trionfo dei piatti più nauseabondi, un concerto delle musiche più stonate, un concorso dei telefonini più ottusi, una mostra dei giornali più vuoti di notizie? Certo, no.

Ma con i film è un’altra cosa: già qualche tempo fa, quando la Mostra di Venezia ospitò una rassegna di opere italiane d’epoca di serie B-Z, con Alvaro Vitali, Edwige Fenech e Viva la foca, la fila si allungava al mattino di avidi spettatori, soprattutto ragazzi, e alle attuali riproposizioni non mancherà probabilmente un analogo successo. I brutti film, più grossolani, malfatti, semicomici, in Italia sono sempre piaciuti moltissimo; da Franchi & Ingrassia a Boldi & DeSica hanno sempre raggiunto le vette del box office; come le barzellette sporche oppure puerili, hanno sempre rappresentato un’occasione di autentico divertimento.

Divertimento intergenerazionale: piacciono ai ragazzini e ai loro padri nello stesso modo. Perché? Domanda sciocca: perché fanno ridere in modo grasso e licenzioso, e per la maggioranza italiana, come Berlusconi ha capito benissimo, ridere è il massimo.

MARCO GIUSTI  

Basta stroncature per la commedia sexy

Marco Giusti, critico cinematografico, autore televisivo e "papà" di Blob, risponde al nostro critico cinematografico Lietta Tornabuoni che ieri aveva stroncato i B-movie italiani degli Anni Settanta e Ottanta.

E mo’ basta. Passi per le solite accuse della critica contro l’ormai defunta commedia scorreggiona e i suoi campioni di sempre, Bombolo e Alvaro Vitali. Passi per il linciaggio continuo di Viva la foca di Nando Cicero, film che nessun Kezich-Fofi-Tornabuoni ha mai visto, ma che deve pagare pegno a causa del titolo. Ma non riesco a digerire l’accusa più perfida. Cioè che proprio lo sdoganamento critico del cinema peggiore (ma qual era quello migliore?) e l’aver cavalcato la bandiera delle professoresse, soldatesse e tarantinate varie ci abbia portato al berlusconismo dilagante di oggi. Insomma gli scandali di Palazzo Grazioli, le Patrizie D’Addario e le Mare Carfagne sono colpa di Bombolo e soci e dei loro cultori.

Certo, quel che stiamo vivendo in Italia va ben oltre le fantasie di film come Viva la foca o L’onorevole con l’amante sotto il letto. E possiamo pure accettare che proprio la pratica (bassa) della commediaccia banfiana ci inviti a una lettura cinematografica (alta) delle seratine di Papi a Palazzo Grazioli (in questo, anzi, troviamo una qualche grandezza tragica nella caduta del nostro). Ma una cosa è essere spettatori critici, mandanti culturali o "utilizzatori finali", come dice l’onorevole Ghedini (altro personaggio di altissima statura di commediaccia, quasi un Enzo Robutti). Come se il berlusconismo dilagante, e l’antiberlusconismo di rimando e quella cosa indefinita che è il pidiessismo, non fossero cresciuti rigogliosi nella povertà culturale della nostra piccola borghesia, che ha prodotto un cinemino povero povero, che viene giustamente sbeffeggiato ai festival, e nella inutilità di quella che avrebbe dovuto essere la nostra critica blasonata. Una critica che non ha mai capito l’importanza del cinema come industria e non come cinema sovvenzionato dallo stato (o da Mediaset) o come semplice produzione di immaginario. Un tempo, un pubblico internazionale, magari culturalmente limitato, magari terzomondista, sognava la rivoluzione vedendo Django o Se sei vivo spara, oggi nessuno può sognare nulla di fronte a un film italiano medio. E noi, ragazzi cattivi, stiamo lì a controllare se compare il nome della Sabina Began di turno nel film "alto" della Medusa (c’è, c’è).

Ognuno si diverte come può, oggi. Eppure la nostra critica ha protetto a oltranza questo cinema di papà inutile, diviso in un solo apparente bipartitismo Rai-Mediaset, mentre non esiste più un sano cinema popolare, nato all’interno delle stesse produzioni e quindi orgoglio delle maestranze. Sono nati così Leone, Corbucci, Margheriti, Bava. Ma quel cinema produceva un sogno di tutti e non solo dei piccoli autori. Pensiamo solo a Sergio Leone, a quel che ha prodotto fino a oggi come immaginario, a quanti lo hanno ripreso e a come venne accolto dalla critica allora. In tanti anni neppure registi ammirati in tutto il mondo come Mario Bava e Riccardo Freda hanno mai avuto in Italia dei veri omaggi. Ma registi come Tim Burton sono partiti da Bava per il loro cinema. Dino Risi si ricordava perfettamente di quello che scrisse Lino Micciché del Sorpasso e quando lo invitò al Festival di Pesaro glielo disse.

Magari, ma non lo credo, questo era il nostro cinema "peggiore", visto che avevamo Fellini e Antonioni. Oggi non abbiamo né Fellini né Antonioni, ma neppure Bava e Freda. Due buoni film da festival, l’anno scorso, ci hanno fatto sperare in un rinascimento che non c’è stato. Quest’anno a Berlino e a Cannes lo abbiamo capito. E intanto le poche emozioni viste lì ci riportavano proprio al nostro cinema "peggiore". Quello che non ci stanchiamo di amare e di studiare, perché, brutti o belli che siano, ha prodotto film pieni di passione e di vitalità. Girati da artigiani di valore che vanno rispettati, come sanno e fanno molti dei nuovi maestri del cinema internazionale.

In Inglourious Basterds, ragionamento di Tarantino sul nostro "macaroni war movie", Eli Roth e Brad Pitt, quando cercano di fare i registi italiani, guarda un po’, imitano proprio il vecchio Bombolo che Roth aveva visto in Viva la foca, l’unica commedia che era presente alla mia rassegna veneziana di sei anni fa. Ma magari stavano imitando Berlusconi.

***

io, di per me, non sarei così severo come la Tornabuoni, ma non sto certo dalla parte di Giusti. A me piace molto ridere  e gli spettacoli comici. Mi facevano ghignare spesso anche Franchi & Ingrassia, però, però, la commedia scorreggiona & bavosona col cul de fora e la linguazza pendente rivalutata come Stracult non mi garba affatto. Anche Bombolo poraccio un po’ mi faceva ridere ma anche pena, madonnamia. N’altra cosa che non ho mai sopportato è ‘l Bagaglino co la sua stinta vacchereccia satira de Palazzo.

Per me, è vero, in quel cinema, ci sono tutti gli ingredienti profetici del berlusconismo più basso, (se di alto qualcosa v’è…).  Io mica so’ contrario a che facciano film del genere, nè lo impederei mai, però non me lo si passi come ‘na nuova bellezza o sciccheria lo stracult.  Mi ricorda l’epoca mia giovanile ( primi anni ’60) quando andavo al CUC a vedere capolavori del cinema, quando ad un certo punto ‘na congrega di snobboni de la dirigenza cucchista ci spacciò ‘na sfilza di films  peplum, co’ ercoli, tesei e gladiatori de casa e de panza, come bel cinema e ridevano e ridevano, loro.

Na ‘snobberia, roba di moda, pure questa di Giusti & company