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Ridotta a stracci

la coumbineuse rosa de la Sinforosa

che sempre stirava e se la odorava se profumava

che Vitaliano tanto l’amava e l’eccitava

che l’adorava per filo e per segno,

quell’uomo indegno

che  come impazzato gettolla giù da quel burrato,

rimase soltanto lo straccio rosa de la Sinforosa

sprazzato di sangue

di lei esangue 

come dicevo, lo scorso anno ero a Mantova con Fr. e F. e scattavo foto e mi ritrovai, da sola, dentro questa stanza in cui c’era una mostra e scattai foto pure lì, ma, mi sono venute mosse

… così .
Non so perchè

(bri)



"Violence breaks, let’s break violence"

uno non si accorge che nasce

non si accorge che accumula robe oggetti di memoria che cadono rinascono vegliano e si riprendono tradiscono tramandano subiscono temono di essere scancellati accoltellati rubati soppressi lanciati in pattumiere mentali o generali,

allora uno l’imbalsama così loro diventano n’altra cosa

che poi brucia tuttavia nell’arso sbarrellante incendio del tempo

C’era ‘na volta

‘na gallina magica classicista

che le piaceva deporre li ovi suoi de oro

‘n’te le ruine de li antichi tempi .

Passò de là no deputato sciagurato

e se rubò l’ovo

e non ce tolsero l’immunità parlamentare.

Però l’ovo ci eruttò in faccia ‘na miscela schifosa

che fu trasformato in merdasecca.

  
    Ce l’ho coi generali,
    ce l’ho coi militari,
quelli che fanno la carriera militare, che gli piace far mettere gli altri sull’attenti e parlare di ardimento, sprezzo del pericolo, amor di patrie e sporgere il petto in fuori e pancia in dentro e mostrar viril mento volitivo e sguardo fiero, autoritario alquanto, sparar cannonate, missili, e chi più ne ha più ne getta…. 
e riempirsi però il portafoglio alla facciaccia degli eroismi loro del cavolo, che il diavolo se li porti tutti.
   E tutta questa mia invettiva nacque dal fatto che ieri vidi il generale Petreus parlare al Congresso USA carico il torace, anzi la divisa, la giacca sua di orpelli: nastrini, distintivi, medagliazze e medagliette.
Mi ha creato una sorta di rigetto totale.
Una volta gli ufficiali USA vestivano praticamente e sobriamente ed era invalso l’uso al tempo dei blocchi di prendere in burla i generali sovietici che si portavano tre kili di ferraglia dorata sul petto, quasi a dispetto di una società senza privilegi.
Qui ci sono un po ‘di foto.
Il gen.Petreus, il maresciallo Kostantin Rokossovski e generali di Enrico Baj più un maggiore americano del 186o che pare uscito da un film di John Ford.
 

Nelle nicchie della ragione

uno talvolta crede

di scoprire uova d’oro,

invece poi trova

un gatto morto,

magari

    
     Ho scritto, or son due dì, un commento ad un post dedicato a Paolo Nori, scrittore, sul blog de La Poesia e lo Spirito, (che poi scomparve per motivi imperscrutabili col post medesimo).
Nel detto commento mi sono permesso di dire che secondo me Paolo Nori, che pratica narrativa, crea prodotti di intrattenimento di livello medio/ buono.
Il nostro Andrea Barbieri, il leggendario Titonko, perspicace amico dai tempi di Holdenforum, ribattè che Nori non scrive prodotti di intrattenimento. ( qualcosa di meglio, diciamo..)
 
La controbattuta mi ha lasciato perplesso, ma mi ha fatto riflettere.
A me pare di aver consapevolmente usato, sia il termine “prodotto” sia quello “intrattenimento”, perché un racconto, un romanzo possono essere definiti “prodotti”, in quanto generati, prodotti dall’intelletto, dall’ingegno umano.
Non è che il termine “prodotto” indichi solamente un manufatto, cioè un rubinetto, una caffettiera, un bicchiere cioè oggetti tangibili e materiali ( per altro un bicchiere, una caffettiera, un rubinetto possono essere, oltre che utili anche ingegnosi, belli, di interessante disegno).
Quindi non mi pare che quella parola sminuisca il parto letterario.
Per altro Italo Calvino, senza troppa meraviglia, ma con un po’ di riluttanza, nella prefazione della bella riedizione del suo” I sentieri dei nidi di ragno” del 1964 accennava ai racconti, ai romanzi come “prodotti”, ovverosia accettava questa definizione dopo decenni in cui il genere narrativo era sacralizzato quasi fosse uscito da emanazioni da cerebrali strati empirei.
Per passare all”intrattenimento” potrei pensare che anche che questa locuzione comunemente sminuisca, tolga valore alla lettura, alla riflessione sul prodotto letto.
E io non la penso proprio così.
Sono convinto che l’intrattenimento non sia altro che un’attività quasi sinonima del passatempo, cioè uno si intrattiene, “tiene” occupato il suo tempo, (in genere il tempo libero dalla ”fatica”) con l’attività che predilige.
Se uno come passatempo si intrattiene facendo sconce telefonate a fimmine o masculi penso non faccia buona cosa. Se un altro legge romanzi, ascolta musica, dipinge, monta condutture, vernicia persiane forse fa meglio, comunque non squalifica il suo tempo.
Per altro grandissimi capolavori sono stati generati come prodotti da intrattenimento, specialmente in campo musicale: concerti, opere liriche di esimi compositori sono stati partoriti, scritti, eseguiti per intrattenere il colto e l’inclita…
Per che furono scritte le “Quattro stagioni” da Vivaldi?
Per guadagnarsi il pane facendo passar bene il tempo ad un esimio uditorio, per dilettare persone.
Se mia cugina Gina si intrattiene, passa il tempo e si diletta rileggendo Anna Karenina io son ben contento, così non rompe le scatole a me e mia moglie e a mio cugino con sordide fantasie sul delitto di Garlasco.
 
Quindi, alla fin fine, con le mie definizioni, non volevo svalutare in nessun modo i prodotti narrativi di Paolo Nori, di cui ho letto ben tre libri, e mi sono pure divertito.