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foto di copertina di M. Giulia Berardi

 Sabato 20 febbraio, alle 17, presso la saletta Momus della libreria della Felici Editore a Pisa, presenterò i miei "Giocattoli" (accompagnato dalla colonna sonora di un quartetto di saxofoni che eseguiranno alcuni standard del jazz legati ai racconti). Da vecchio "cartografo" mi piace condividere qui, con voi, qualche parola che l’amico Simone Cristicchi ha scritto come prefazione al libro e fare così un po’ di reclàme, accordatami dal grande Marius, ai miei Giocattoli.

"I racconti che Matteo ha raccolto in “Giocattoli” sono piccole storie anacronistiche, scritte contro ogni attualità o moda narrativa, sia stilistica sia tematica, quasi fossero delle vecchie cartoline tirate fuori da un baule della soffitta, storie che a volte sembrano galleggiare sul retro di una cartolina, senza mittente e senza destinatario, repertorio di foto di famiglia in vendita su un banchetto d’antiquario."  (dalla prefazione di Simone Cristicchi)

guardiae se la smettessimo di giocare ai soldatini in giro per il mondo?
Eh?
guardiaguardiaguardiaguardiaguardiaguardiaguardiaguardiaguardiaguardiaguardiaguardia

e qui me gera sembrà di vedere il signor Ernesto, che el xe scappato su per le scale sito sitto e el gha chiuso i balconi, o le ciricinesche  che poi il Mario l’ha sgridato per bene, el me gha dito.
Ma non so bene perchè avevo bevuto vin bon e una graspeta traditora e la Loli la me portava in giro per de qua e de là che non me ricordo più niente ma forse il signor Mario lo sa, che mi no.
scusate se me permeto de chiederve.
Voi lo sapete dove semo qua, o no?
signor mario la me scusa tanto, ma i funghi i gera proprio boni con le tagliadele che mi non son capace di farli così e la Loli manco che manco, vabbè
la me scusa ancora perchè son entrà qua dentro che non capisso tanto, sto posto dove ghe xe le cose scritte ben, ma el xe un posto che me fa compagnia.
ecco.
Se el vol ghe saluto la Loli che la me fa diventare mata con l’umore grigio che la gha, ma tuti i me pare ingrugnà in sto periodo. Non capisso perchè.
pasiensa, passarà, come tuto, del resto.
vado che i me ciama e gho pressa
la teresina
Luigi Malabrocca è un personaggio letterario e, si sa, i personaggi sono immortali. Nonostante ciò, ieri Luisin è arrivato al suo traguardo, e forse è arrivato ultimo anche stavolta. L’antonomasia della maglia nera,  l’anti-eroe per scelta e per necessità. Ricordo che ci fu anche, per un periodo, un blog malabrocca.splinder, ma ora non c’è più, e non ricordo più se lo aveva fatto proprio il capo-cartografo Paolo, come omaggio al Gran Perdente, punto di riferimento di noi tutti perdenti. E poi libri, teatro. Malabrocca è letteratura pura. Almeno, quella che piace a me.


posso aggiungere una dedica musicale a questo post cartografico? è in tema, non vi preoccupate. credo che gli piacerebbe questa canzone: "Bartali" di P.Conte.

dalle oscurità profonde delle cantine alla luce, all’acqua, alle barche.
Un tramonto sul lago di un pomeriggio di maggio

Qualcuno si ricorda il progetto di un "Quaderno cartografico Viaggiante"? Paolo, Mario, che ne dite? Si prova?
L’idea era semplice: far viaggiare un quaderno al posto nostro. Ogni cartografo, o ogni amico dei "cartografi", che riceva il quaderno lo tiene con sé qualche giorno. Lo immerge nella sua aria, ci incolla sopra le sue parole, lo usa come diario (o come "Blog"…) ci disegna, scarabocchia, dipinge, lo fotografa, lo modifica. Poi lo spedisce ad un altro indirizzo. Si potrebbero addirittura seguire gli spostamenti postali del quaderno e, alla fine della sua lunga peregrinazione per tutta Italia – Europa -Mondo, le sue ricche pagine "istoriate" potrebbero essere passate allo scanner e ricondivise in rete. E’ un’idea, ovviamente, legata ad alcune mie "fisse" ed al percorso, per me benefico, che dai blog ci riporta alla carta e dalla carta ai blog.

Chi volesse contribuire con idee o suggerimenti (a desistere, a continuare…) all’elaborazione logistica del progetto "Quaderno Cartografico Viaggiante" (che è quello raffigurato nella foto qui sotto, e che iniziai già ad utilizzare l’estate scorsa…) può contattarmi tramite la messaggeria di splinder o via mail qui: languageplayer@yahoo.it

Pisa, 24 dicembre 2005

Passeggiare lungo il fiume, in una grigia e fredda mattina di vigilia, dando le spalle a tutte le meraviglie medievali della mia città, per coltivare lo sguardo, melanconicamente "sironiano", sul paesaggio urbano. E’ una vigilia.

 

 

 

S’era svegliato tardi e siccome la giornata era bellissima, uscì.

C’era la fiera.

Camminò stretto nel cappotto, a testa alta, deciso ad incuriosirsi di tutto.

Sospinto dalla folla, tra le bancarelle, dopo una cinquantina di metri, s’arrese.

Trovò uno slargo dove sostò a riprendere fiato. C’era un tipo che vendeva grossi bulbi. Li aveva allineati lungo il marciapiede. Avevano una forma impressionante, tondi come ventri gravidi, e con pennacchi di foglie verde scuro, carnose.

– Che roba è ?- Chiese.

– Convallaria, fanno i fiori- rispose il tizio.

A pochi metri dai bulbi stava un vecchio cieco che sonava la fisarmonica con la testa inclinata e gli occhi d’acqua fissi al cielo.

Fece altri venti metri, trascinato dalla gente. Si fermò aggrappandosi ad una sciarpa lunga e pelosa. La comprò. Se la girò tre volte intorno al collo e affrontò il flusso del ritorno.

Rivide il suonatore e i bulbi. Allora nella testa gli apparve una roba imparata a memoria, lì sospesa. C’entrò dentro, ad occhi chiusi, e, tastando, capì che era una foresta di bulbi di convallaria.

* Forse cercavo le nuvole focose di Magellano? I mari polari e la Croce del Sud nell’Antartide? Agognavo le zone ardenti dove cresce la palma di Mauritius? Che potevo fare? Domandare alle larve delle formiche e ai polipi, domandare alle anitre selvatiche in volo verso oriente? Magari avessi attraversato le secche fino ai promontori dove il narvalo fa i suoi giochi. Oh, dov ‘ero diretto? E perchè non potevo vedere? Quante epoche ci sono in un uomo? Quanti millenni contengono le Cordigliere? Che rimane di quel ragazzo che svolazza come un fantasma senza succo nella mia memoria?*

Con la bocca affondata nella sciarpa, curiosamente immobile in mezzo al fiume di folla, gli parve d’essere sempre più lontano da qualsiasi risposta.

E dunque, forse, chissà, assolutamente prossimo.