Sugli angoli gruppi di giovani a ragazzuoli in frotta, facean lieto romore, o mica tanto, sfumazzando, di fronte a locali tipo il Diwan cafè o al Bibe ron, già udivasi ‘n certo fracassar di musica nigeriana o senegalase, c’era pure Santo il calabbrisi che salutavami da sulla porta della pizzeria ’n dove ci sono pure dei miei quadri appesi, già.
È che c’è per tre giorni qui in giro PARATISSIMA ch’è na specie di parallelo ad ARTISSIMA, quella del Lingotto, noiosa, ‘n dove ci stanno i galleristi i mercanti gli arrivati, o quasi, gli ufficiali i canonizzati d’o marchè.
Allora questa manifestazione qui, invece, PARATISSIMA, è bellissima, è ‘na roba mostra esposizione dei poveri artisti più che altro giovani, in numero di circa 100, appoggiata dalla Città di Torino che si svolge in negozi librerie salsamentari ferramente caffè osterie parrucchieri locali sfitti trasformati in sedi di proiezioni di video installazioni foglie secche che da dentro vanno per strada, scarpe verniciate che se ne stanno sul marciapiede e pare che se ne vadano da sole per magia, mah.., uno di sul cantone che spara con un misteriosa macchina proiezionista fiamme di luce laser su ‘na casa, l’amico mio Giancarlo che gli hanno prestato un camion e dentro posteggiata lì ci fa la sua mostra di ombra luminose alle luci di Wood fatte di filamenti di ‘na colla misteriosa fluorescente.
Insomma andavomene, come dissi, qui nei pressi verso le 20e 45, che recavomi al cine teatro Baretti, che dovevo presenziare sentire udire una conferenza presentazione di libri intitolata "Torino in giallo" ‘ndove che sul palcoscenico un mio amico piccolo editore presentava sei suoi scrittori vecchiotti, (tipo me), che hanno scritto gialli torinesi recenti, tutti specialisti del ramo, ‘na cancelliera d’ tribunàl, due cronisti de La Stampa, ‘n’avucàt penalista.
Ecco: però mi son seduto lì, mica tanto di buon umore, per via della stanchezza & influenza pregressa + montaggio allestimenti, robe varie nel mattino e pomeriggio.
Fatto sta ed è che guardo ‘sto palco lì a tre metri da me e mi dico:
Perlamiseria! Io lì sopra ci ho recitato! Avevo anni sette…mi hanno imbabbionato con un piccolo frakke nero co’ code e facevo la parte di un certo Zio Sam che vien da la Merica. Poi guardo in sù, dietro, dove c’era la galleria che adesso c’è tutto un volumone cassone grigio scuro che contiene macchinari proiettivi e penso quando da bambino là sopra ci stavo delle ore, tutto il pomeriggio della domenica, coi miei amici a vedere filmisi d’avventura, tipo con Gay Cooper Robert Taylor Clark Gable e facevamo un casino della madonna ululando sghignazzando buttando carte di caramelle o unte di mortadella in platea, talvolta i più maleducati sputando sui malcapitati sottoposti.
Per cui saliva di sopra, per forza, in galleria una specie de sagrestano inferocito se non il parroco in persona e prendendoci brutalmente per le orecchie ci sbatteva violentemente fuori, ci estrometteva dal cinema, anche con calcio in culo.
Sì, faceva bene, ti dico io: eravamo bambini terribili cioè pelli di vacca, come diceva mio zio, il papà di Ernesto.
Alla fin fine rivenendomi nella mente ‘ste storie, mi son rallegrato.
In questi giorni questo mio quartiere, che già sta sul movimentato, sembra che gli sia preso ‘na movida ‘ntroccolata, cioè una sorta di ballo di San Vito, o di Sant’Antonio, non so. Ieri sera verso le ore 20,45 attraversavo, naturalmente per traverso, le mie vie domesticissime fin dall’infanzia che mi pareva di girare per Soho all’epoca della swinging London, cioè ‘na quarantacinquina di anni fa.
14 commenti
Comments feed for this article
07/11/2009 a 09:58
martafiumara
questa cosa della mostra in de locali sfitti e osterie varie, mi piace assaie. quasi come "private flat" che vitti ‘na olta a Firenze, tramite che partecipatte en nostro maximo amico curatore bene merito.
saluti, signore Mario, mi stia bene coperto, influenza maiala!
🙂
07/11/2009 a 11:55
cf05103025
eh sì, eh già, Marta!
C’ho il mio solito berretto spigato grigio ch’è vecchio da buttar via
però ci son ‘fezionato, orcoboia,
ciau
07/11/2009 a 13:15
anonimo
ahahha che belle risate mi fai fare Mariobì, che mi rallegri la giornata! Che bello lì a Torino, ci vien voglia di passare, magari…
anch’io ho un basco fregato al mio fidanzato di allora e marito di adesso, che è tutto scassato, ma io lo lavo e me lo metto lo stesso, mi tiene calda la testa (gli altri cappelli son sicura di no!)
fem
07/11/2009 a 14:34
pispa
che cos’è un artista giovane?
si potrebbe definire "giovane" un artista che da poco tempo lavora con l’arte, qualsiasi sia la sua età anagrafica.
non esistono artisti vecchi, o anziani.
tutti gli artisti hanno la stessa età, come le note si muovono sulle stesse sei righe del pentagramma.
perché vivono in un mondo fuori dal tempo e se lavorano bene resteranno immortali fiinché saranno ricordati da qualcuno che li conosceva.
artista giovane, tsk! che puerilità Mr. Marius :))
07/11/2009 a 14:52
Lipesquisquit
"Pelli di vacca".
Argomenti, prego: cos’ha di sì terribile il bovin pellame?
07/11/2009 a 15:33
lemmaelabel
W San Salvario, W MarioB, e W Pispa! :))
07/11/2009 a 16:24
cf05103025
io non so di bovìn pellame, per me sta bene,
grazie, o Lipes,
però sò che a casa mia, a volte, per definire un fannullonepocodibuono si diceva: ‘na pè d’vaca,
così definivano facendo pure un gesto di rigetto.
Non so, forse la pelle di vacca ( vecchia) era, o è,
di poco pregio rispetto a quella di vitello.
Anche quella di artista vecchio è di poco pregio,
specie se non ha curriculum sostenibile.
07/11/2009 a 18:02
Lipesquisquit
Interessante, le metafore dialettali mi fanno morire, ce n’è una del paese di mio padre che adoro: "Il fascio chi lo fa se lo ‘ncolla", dove il fascio è ovviamente il fascio di legna che, se troppo grande, è difficile da caricarsi sulle spalle, ma del resto quando si lavora ognuno si occupa delle sue cose, quindi se te lo sei fatto troppo grande sono affari tuoi.
Il succo è: assumiti le tue responsabilità, e se sono troppo pesanti non lamentarti, che te le sei procurate tu.
07/11/2009 a 19:34
kalekaiagathe
talvolta i più maleducati sputando sui malcapitati sottoposti.
a mi questa la me par cavada fora dai memuar de goldoni, quando ch’el spiega come che gera i teatri prima ch’el fassesse la riforma. secondo mi, siòr mario, xe tuta colpa de la memoria interna. e de l’età. parché par aver na memoria interna bisogna aver un’età, e che età, pultropo! anca mi ndava al cine dai preti: go visto tanti de quei macisti e de ursus e de sansone che crepa co tuti i filistèi (che po go dovesto vegnir granda par saver chi che i gera, i filistèi) ma tanti ma tanti e quante guarissie col limon che go ciucià, e fondàn! go ricordi, e alora so’ vecia! però la xe vera: se se tira su un pochetìn el moràl, che de sti tempi, poaréto, anca lu el ga bisogno.
07/11/2009 a 20:29
cf05103025
grassie siora Calèca,
ela xe stà veramente utile per spiegar ‘sto mondo mutevole
08/11/2009 a 23:10
carloesse
Eh, Pispa….mi hai ricordato Paolo Stoppa e Rina Morelli che ottuagenari recitavano nella compagnia dei giovani…
09/11/2009 a 08:19
cf05103025
Bravo Carlo, bel ricordo!
Erano in gamba, eh?
Ma tanto!
09/11/2009 a 17:27
anonimo
Ciau Mario,
prossimamente in quel di Torino dovrei organizzare una presentazione del mio romanzetto d’esordio, Digestione del personale (ed. TEA), sono in contatto con un paio di librerie e con il circolo dei lettori,
e quale occasione migliore per conoscerci?
a presto!
paolo cacciolati
09/11/2009 a 20:21
cf05103025
oh, ciau, Paolo, benvenuto qui!
Fammi sapere quando e come
e sarò ben felice di partecipare!!